VIOLENZA DI GENERE: I bambini sono spettatori passivi o vittime?
- Rebecca Lorefice
- Jun 3, 2024
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Art. 572 primo e secondo comma c.p.
"Chiunque fuori dai casi indicati nell'articolo precedente, maltratta una persona della famiglia o comunque convivente, o una persona sottoposta alla sua autorità, o a lui affidata per ragioni di educazione, istruzione, cura, vigilanza o custodia, o per eservizio di una professione o di un'arte, è punito con la reclusione da tre a sette anni.
La pena aumentata fino alla metà se il fatto è commesso in presenza o a danno di una persona minore, di donna in stato di gravidanza o di persona con disabilità come definita ai sensi dell'art. 3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, ovvero se il fatto è commesso con armi"
Questo articolo del Codice Penale merita una riflessione, nel secondo comma il Legislatore prevede un aumento di pena fino alla metà se il fatto è stato commesso in presenza di una persona minore. Perchè viene data così tanta importanza alla presenza del minore sul luogo in cui viene commesso l'atto violento? Può definirsi vittima anch'esso?
Per molte persone il minore in questi momenti è un semplice spettatore e non essendo destinatario diretto della violenza non può considerarsi vittima. Ma è realmente così?
PARTIAMO ANALIZZANDO I DATI DEL 2023:
Il Servizio di Analisi Criminale di pubblica sicurezza in collaborazione con Save the Children Italia hanno pubblicato dati realtivi al 2023 molto allarmanti. In Italia, infatti, le richieste di aiuto per episodi di violenza domestica o di genere sono state 13.793. Nel 61,5% dei casi l'autore risulta legato alla vittima da legame di tipo sentimentale, nell'ambito di tali violenze circa nel 42% dei casi ci sono minori coabitanti. Sempre nel 2023 sono state registrate circa 2.124 violenze in cui le vittime sono minori e circa il 52% hanno meno di 10 anni. Sono in continuo aumento i casi in cui i minori sono testimoni di violenza domestica e intrafamiliare ai danni delle donne.
I MINORI SONO SPETTATORI O VITTIME?
Non serve una laurea per capire che il minore che assiste ad atti di violenza può essere considerato a tutti gli effetti una vittima. Vivere in un ambiente violento è definito un trauma per tutte le vittime di abusi sessuali o maltrattamenti. Per un bambino vedere la propria madre picchiata, sentire le urla e vedere i lividi sul suo corpo rappresenta una cicatrice difficile da curare. Vivere in un ambiente di questo tipo può provocare nel minore uno stato di malessere cronico.
QUALI SONO LE CONSEGUENZE?
Per un bambino vivere in un contesto violento nei primi sei mesi di vita può triplicare il rischio di maltrattamenti fisici e raddoppiare quello di maltrattamento psicologico nei successivi cinque anni. Il DSM-5 riporta che assistere a un evento o a più eventi violenti espone il bambino a dettagli molto crudi e per tale ragione può avere un enorme impatto traumatico. I bambini, infatti, spettatori di violenza vivono in un continuo stato di allerta e possono presentare ipereccitabilità, iper-allarme, aggessività, minori competenze sociali, inquietudine, comportamenti autolesivi, immaturità, disturbi dell'apprendimento e uso di alcool in età precoce.
Ma quali sono le conseguenze mediche e psichiatriche? Quali sono le possibili conseguenze sul ruolo genitoriale della madre e sul rapporto che ha con il proprio figlio/a?
I prossimi articoli risponderanno a queste domande!
Dott.ssa Malikah Dounia Occhipinti
Praticante Avvocato - Abilitato al patrocinio sostitutivo