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Tanto a me non capita! - Libere Sinergie

  • Writer: Rebecca Lorefice
    Rebecca Lorefice
  • Nov 18, 2024
  • 3 min read

Updated: Nov 19, 2024



Mi chiamo Donna ero fragile e ora sono forte. Conobbi il mio compagno in un periodo in cui combattevo con le mie fragilità e lui mi sembrò un rifugio sicuro in cui potermi nascondere. Mi faceva sentire unica, mi riempiva di regali e curava le mie ferite. Tutto era stupendo con lui, avevo il mio lavoro ed ero indipendente. Poi il tempo passò e la mia indipendenza non gli stava più bene mi disse che avevo le mani bucate e che doveva gestire tutto il denaro lui. Così in men che non si dica mi ritrovai ad avere un padrone che ogni settimana mi dava la paghetta per la spesa, un padrone a cui dovevo giustificare le mie uscite. Un padrone che voleva sapere tutto di me e a cui non andava più bene come mi vestivo e come mi truccavo. Per lui dovevo lasciare il lavoro e rimanere a casa a provvedere a tutte le sue esigenze. Se uscivo e mi mettevo il rossetto rosso mi metteva la testa sotto il lavandino e mi diceva che il rossetto rosso e i tacchi a spillo li mettono solo le squillo. Mi dava della poco di buono, mi diceva che non ero abbastanza e quando uscivamo con i suoi amici mi diceva di stare zitta. Era geloso ma lo consideravo amore da parte sua, guardavo le altre donne e i loro compagni, loro si comportavano in un modo completamente diverso dal mio compagno e dentro di me pensavo che non le amassero abbastanza. Ho toccato il fondo perchè scambiavo la violenza con l'amore. Non ero più io, non ero Donna ma schiava. Fino a che una sera una mia amica mi invitò ad uno spettacolo dell'associazione Libere Sinergie, dissi a mio marito una bugia e decisi di andare. Quella sera cambiò la mia vita, risi per due ore. In chiave ironica e divertente quello spettacolo mi fece capire che anch'io ero vittima di violenza fisica e psicologica. Quella sera iniziò la mia libertà.

Prima di scrivere questo articolo ho pensato e ripensato al modo migliore per spiegare al mio lettore la potenza di questo spettacolo o meglio del suo messaggio. Per questo ho pensato di raccontarvi quello che ho immaginato una volta entrata a teatro. Il teatro di Merate era gremito di gente donne e uomini ognuno con la propria storia. Ho pensato per tutto il tempo, ammirando la bellezza di uno spettacolo tanto profondo quanto ironico, se fossero presenti donne vittime di violenza in quel teatro. Sicuramente avrà avuto un forte impatto su di loro. Lo spettacolo parlava di violenza fisica ma soprattuto psicologica ed economica, due sfumature della violenza di genere che una donna potrebbe non riconoscere. Ha affrontato e spiegato i falsi steriotipi legati alla violenza di genere e ha parlato di rinascita e di speranza. Gli attori si intervallavano sul palco e ogni scena era curata nei dettagli, un copione scritto per sensibilizzare, informare, istruire, rendere consapevoli e dare speranza. Perchè liberarsi dal proprio manipolatore è possibile. Finito lo spettacolo ripensai a quella donna che molto probabilmente era seduta in quel teatro, forse accanto a me e me la immaginai così...

Felice, serena, libera, lavoratrice, indipendente con il suo rossetto rosso, il tacco 12 cm, truccata e non per coprire i lividi ma soprattutto fiera di essere donna. Mi guardò negli occhi sorseggiando un caldo caffè e mi disse:" credevo di chiamarmi Donna ma mi chiamavo Schiava, ora sono libera, ora sono una donna. Quella sera mi ha cambiato la vita!"


Dott.ssa Malikah Dounia Occhipinti

Divulgatrice Giuridica

 
 
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